lunedì 9 giugno 2008

Mal di Giove(ntù).

E’ la tragedia dell’utile
sì insomma la malinconia
dell’uomo che appassisce del fiore che invecchia.
Si attorce su se stesso riarso di fecondità
e trapassa e intende allora più che mai
di aver vissuto solo per dare frutti.
Ma ci sono i fiori recisi
i giovani eroi.
Meglio, c’erano, ora…
Fiori mozzati. Giovani ammazzati. Altro discorso.
Tornando ai primi.
Un senso ce l’hanno? O ce l’avevano…
Al più un senso da mazzo di rose in un’anfora
Sette fiori all’acqua.
Fanno raggiante una donna presa d'amore
si spengono frastornati
troppo bere e niente mangiare.
Ogni petalo che cede una stilla di incanto sterile
fiori che non danno fiori, che non danno frutti.
Fascino. Fascino. Fascino.
E’ una trappola questo richiamo.
Il male nella sua veste più lucente
o il bene nella sua più amara?
Bellezza vacua. Altissima.
Amalgama irreale onirica romantica
un sentimento solo.
Dignità meraviglia sconfitta commozione strazio.
E quel vigore brusco
la potenza incoercibile della freschezza
il gioco del frutto acerbo
ti strazia di profumo fino a farsi cogliere
solo per il gusto di pungere
di ferire al primo morso e
sentirsi scaraventare ripudiato.

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