giovedì 12 giugno 2008

Del valore della dolcezza.



Mi sento in trappola nella mia testa
come un topo. Mi fa paura.
Scivolo lungo i bordi.
E' tutto viscido.
Io sono viscida.
Sento le mie migliori qualità asservite alla parte più subdola
e schifosa del mio essere.
Ad un gusto macabro.
Mi fa male stare sola, mi fa male pensare.
Io non ce la faccio, è più forte di me.
Ma perché è così? Ho paura.
Ma una paura che così non l'avevo mai provata, mai.
Sento sulle mie spalle mani potenti.
Le sento.
Ci stanno.
E una voce nell'orecchio
stronza che mi detta cose stronze, ma veramente stronze
da fare da dire da pensare e da scrivere.
Ma io ce l'ho un angelo vicino? Ma dove sei?
No, non è così. E' peggio. Non sono una vittima.
Conosco mille vie di uscita e non ci passo.
Non ci passo e basta. E' la mia volontà.
Bene. Sono io che lo voglio. Benissimo.
Niente di peggio, davvero.
E più prendo calci in culo che mi spingono
e più non ci passo. E penso di essere da buttare.
Con tante potenzialità ma sostanzialmente votata all'ottusità
di non ammettere che non posso lamentarmi di niente.
Che ho i mezzi per fare tutto quanto di buono mi passa per la testa
per fare bene a me e agli altri.
E lo penso io ma guai se me lo dice qualcun altro.
Guai a me se arriva a farmelo intuire. Perché mi fa male.
E divento bastarda. Dentro nel profondo.
Sono capace di amare e odiare insieme.
E' mi ribolle dentro in una mistura
e morirei piuttosto che darla a bere agli interessati.


Eppure c'è la dolcezza profonda di certe persone.
Quella mi fa piangere dentro, quella mi fa rinsavire.
La loro verità le fa dolci anche nella rabbia, nella furia, nello sconforto.
E' bellissima, mi annienta. E mi annienta nel mio essere un pallone gonfiato.
E mi sento insignificante e viva. La carezza di un gigante buono.
Se si potesse curare il male con la dolcezza...
Io ci provo se mi capita. Qualcuno in giro lo sa e ne sono felice.
Con qualcuno so essere dolce, con qualcuno addirittura serena.
Mi stacco dal mio modo di fare e provo a dare comprensione
e tenerezza senza biasimo a chi la chiede fosse anche un assassino
sperando (e certo, scagli la prima pietra chi da senza ricevere.)
che mettendola in circolo prima o poi mi ritorni
e magari si può curare l'anima con le buone maniere.
Anche quella degli stronzi, dei muli per natura
non solo quella dei poveri passerotti feriti dal destino.
E magari è solo un'utopia e ci vogliono davvero bastone e carota.

Ecco che sale alla gola, anche un po' a sproposito, qualcosa,
e giusto o sbagliato che sia, mi sa di vero:
l'unica cosa che mi fa una paura e una rabbia fottuta
è che si tolga dignità alle emozioni, quali che siano.
Dite merda al male e pace al bene
ma non levate a quello che le persone provano
un granello del valore che ha ai miei occhi
che non è valore etico, no, non è valore per qualche motivo
è valore perché è un'emozione o un sentimento, e basta.
E non sopporto di vederlo disdegnato.
E questo è la mia croce e la mia forza.
Da un lato mi porta a giustificare l'ingiustificabile
a dare dignità al ripugnante, pur nel disgusto totale
e questo non mi piace
dall'altro mi rende difficile condannare, senza stare a pensare
se una cosa è perdonabile o meno, se mi ha fatto male poco o tanto
e questo mi piace. Nel bene e nel male.
Nel bene e nel male perché le condanne possono distruggere, ma anche costruire.

Ci sono persone che amo, che ho imparato ad amare, nel bene e nel male.
Forse qualcuno nel bene e nel male imparerà ad amare me.
Deve esserci un angelo per me, c'è per tutti.
Bene, io mi rimetto a lui.
E lascio che a portare una ventata d'arte in questo post
ci pensi uno che lo sa fare, un maghetto della parola
e con un brano da uno dei miei libri preferiti
sigillo tutti questi miei sospiri notturni
esprimo il desiderio di incontrare clemenza e dolcezza
e di guardare negli occhi l'affetto che prescinde dal giudizio
e me ne vado a nanna.

"Così Elisewin scese verso il mare nel modo più dolce del mondo - solo la mente di un padre poteva immaginarlo - portata dalla corrente, lungo la danza fatta di curve, pause ed esitazioni che il fiume aveva imparato in secoli di viaggi, lui, il grande saggio, l'unico a sapere la strada più bella e dolce e mite per arrivare al mare senza farsi del male.
Scesero giù, con quella lentezza decisa al millimetro dalla sapienza materna della natura, infilandosi a poco a poco in un mondo di odori di cose di colori che giorno dopo giorno svelava, lentissimamente, la presenza lontana, e poi sempre più vicina, dell'enorme grembo che li aspettava. Cambiava l'aria, cambiavano le aurore, e i cieli, e le forme delle case, e gli uccelli, e i rumori, e le facce della gente, sulla riva, e le parole della gente, sulle loro bocche.Acqua che scivolava verso l'acqua, corteggiamento delicatissimo, le anse del fiume come una cantilena dell'aníma. Un viaggio impercettibile. Nella mente di Elisewin, sensazioni a migliaia, ma leggere come piume in volo.
Ancora adesso, nelle terre di Carewall, tutti raccontano quel viaggio. Ognuno a modo suo. Tutti senza averlo mai visto. Ma non importa. Non smetteranno mai di raccontarlo. Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio.Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare. Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare."

Alessandro Baricco, Oceano Mare.

2 commenti:

gattino ha detto...

mi sa che siamo in tanti in sto periodo ad avere crisi mistiche..

il micino *o*

Anonimo ha detto...

è così irreale... mi colpisce nel profondo ogni tua parola anche la più comune, la più banale...questo è il più bel pensiero mai pensato, la più profonbda delle introspezioni...cazzo cazzo cazzo!!!!!non dci dovevo venire quì...marco comincia ad avere paura....tanta paura...della forza del tuo spirito...