sabato 23 febbraio 2008

Paura del buio

Qualcosa cambia dentro di me. Qualcuno nasce, qualcun altro muore.
Non so dire esattamente cosa sta succedendo. Non mi sento più sola, è come se potessi parlare con la mia vita, con la mia anima, come se tutto quello che esiste dentro e fuori di me avesse un comune denominatore.
C'è un qualcosa di bello che mi sembra da un po' di vedere da tutte le parti.
Sarà perché mi sento così ottimista ed in pace con tutto di questo periodo, ho deciso di fare un'esperimento.
L'altra sera ho spento la luce ed ho aperto gli occhi.
E' stato come imparare ad andare in bicicletta, sui trampoli... come imparare a camminare.
La volontà diventa più forte del terrore quando si sogna qualcosa.
Pensavo al buio. Pensavo che l'unica cosa che il buio è capace di creare sono i pensieri e le paure delle persone. Eppure non è così. C'è qualcosa di grande nel buio, qualcosa di immenso. Ho avuto paura appena aperti gli occhi, ho tentato di resistere. Ho allontanato le mie fantasie più immature e banali. La paura è passata. Ho guardato , di solito dopo poco mi sento come murata viva quando sono al buio. Mi sono detta: fino a che quella sensazione non si presenta non ho motivo di soffrire. Se si presenta ho l'interruttore vicino. E se la mia mano non si alzasse? Che succederebbe? Il buio non soffoca le persone. I pensieri soffocano le persone. Il buio non uccide, la paura sì. Non ho avuto paura mentre pensavo, tenevo gli occhi aperti. Poi ho pensato: perché bendata o con gli occhi chiusi non vedo il buio? Perché se fuori è giorno e sono in una stanza buia soffro meno e se fuori è buio o non so se è buio o no soffro di più? Tutto nella mia testa, non pensare a niente, pensa al respiro. E mentre pensavo di dover pensare al respiro è arrivata la sensazione che mi ha fatto cercare il muro. Non stavo pensando al respiro, stavo ancora pensando alla differenza che c'è se fuori è buio oppure no. In quel momento era buio. Ho pensato ai campi coltivati vicino casa mia, avvolti in una tenebra che solo la fantasia poteva creare, niente lampioni, niente di niente. Non mi sono sentita soffocare stavolta, mi sono sentita in mezzo al nulla. In bilico sul vuoto. Ho cercato il muro con la schiena come quella sera che scattò la valvola e passai ore ed ore al telefono con un'amica, pietrificata con la schiena attaccata alla parete, un terrore folle, non riuscivo a muovermi. Ho cercato il muro e poi l'interruttore. Ho acceso mi sono calmata ed ho spento ancora, dopo qualche minuto.
Ho cercato di considerare solo il buio della stanza, ho immaginato tutte le cose al loro posto.
Poi ho immaginato che un minimo fascio luminoso avrebbe potuto dimostrare ben altro, qualcosa come un mondo stravolto. Ho riacceso e non ho spento più. Il buio mi sembra una cosa viva. Viva e grande, il buio ha un'anima come tutto il resto. E allora perché mi fa così paura? L'anima che sta dentro tutte le cose non genera mai sensazioni spiacevoli. Al buio è come se vedessi l'altra faccia di una stessa anima. Il buio fa scomparire tutto e al posto della realtà così come la vediamo, rassicurante e costante, mette la fantasia. Carta bianca ( o forse dovrei dire carta nera) all'immaginazione. E noi creiamo spesso cose orribili nel buio. E' di me, non del buio, che devo avere paura. Della mia testa. Potrei scegliere di creare cose belle. Per un periodo ci sono riuscita, tra i 13 ed i 14 anni. Stavo tranquilla al buio.
Ultimamente sento una forza incredibile da tutte le parti, mi fido, ci credo. Non so spiegarmi, mi sento al sicuro in questo mondo sebbene tutto tenti di dimostrarmi che le cose non stanno così. Ogni giorno registro un appunto, come fosse un pezzetto di anima. Combatto contro quello che adesso ritengo sbagliato, fuori e dentro di me, soprattutto dentro di me. Uso tutte le armi che riesco a padroneggiare per diffondere qualcosa che sento che mi sta entrando dentro, ancora non capisco che cosa. Quello che voglio è essere viva in mezzo a gente viva. Non sono ancora riuscita a vincere il buio, ma ce la farò. E la cosa più bella sarà provarci. L'altra cosa che odio è il filtro tra me e gli altri. Un meccanismo complicatissimo che cerco di smontare a pezzetti giorno per giorno. Meglio essere come un vetro. Che tutti vedano il bello ed il brutto dentro di me, che possano amarmi per il bello oppure odiarmi per il brutto, ma non ignorarmi perché per colpa di un sistema di filtraggio si vede tutto grigio.

giovedì 7 febbraio 2008

Chiudo gli occhi e guardo

"Un guerriero della luce crede nel principale insegnamento dell' I Ching: "La perseveranza è favorevole".
Egli sa che la perseveranza non ha niente a che vedere con l'insistenza. Ci sono periodi in cui i combattimenti si prolungano oltre il necessario, esaurendo le forze e indebolendo l'entusiasmo.
In quei momenti il guerriero riflette: "Una guerra che si prolunga finisce per distruggere anche il vincitore."
Allora ritira le proprie forze dal campo di battaglia, e si concede una tregua. Persevera nella volontà, ma sa aspettare il momento migliore per un nuovo attacco.
Un guerriero torna sempre a lottare. Non lo fa mai per caparbietà, ma perché nota il cambiamento nel tempo."



" I guerrieri della luce hanno sempre un bagliore nello sguardo.
Essi vivono nel mondo, fanno parte della vita di altri uomini, e hanno iniziato il loro viaggio senza bisaccia e senza sandali. In molte occasioni sono codardi. Non sempre agiscono correttamente.
Soffrono per cose inutili, assumono atteggiamenti meschini, a volte si ritengono incapaci di crescere. Sovente si credono indegni di qualsiasi benedizione o miracolo.
Non sempre sono sicuri di ciò che stanno facendo. Molte volte trascorrono la notte in bianco, pensando che la loro vita non ha nessun significato.
Per questo sono guerrieri della luce.
Perché sbagliano.
Perché si interrogano.
Perché cercano una ragione: e certamente la troveranno."



"A volte il guerriero della luce si comporta come l'acqua, e fluisce fra gli ostacoli che incontra.
In certi momenti, resistere significa venire distrutto. Allora egli si adatta alle circostanze. Accetta, senza lagnarsi, che le pietre del cammino traccino la sua rotta verso le montagne.
In questo consiste la forza dell'acqua: non potrà mai essere spezzata da un martello, o ferita da un coltello. La più potente spada del mondo non potrà mai lasciare alcuna cicatrice sulla sua superficie.
L'acqua di un fiume si adatta al cammino possibile, senza dimenticare il proprio obiettivo: il mare. Fragile alla sorgente, a poco a poco acquista la forza degli altri fiumi che incontra.
E, a partire da un certo momento, il suo potere è totale."




"Il guerriero della luce conosce il valore della perseveranza e del coraggio.
Molte volte, durante il combattimento, egli riceve dei colpi che non si aspettava. E capisce che, nel corso della guerra, il nemico vincerà qualche battaglia. Quando ciò accade, piange le sue pene e riposa per recuperare le forze. Ma ritorna immediatamente a lottare per i suoi sogni.
Perché, quanto più tempo se ne manterrà lontano, tanto maggiori saranno le probabilità di sentirsi debole, spaventato, timoroso. Quando un cavaliere cade da cavallo e non risale in groppa nel volgere di un minuto, non avrà mai più il coraggio di montare."

Paulo Coelho
Manuale del Guerriero della Luce

mercoledì 6 febbraio 2008

buchi
buchi neri
buchi nell'acqua
buchi
vuoti
vuoti di senso
vuoti di stomaco
vuoti di memoria
vuoti.

Non ho voglia.

Non ho voglia di muovermi.
Non ho voglia di imparare.
Non ho voglia di leggere.
Ho voglia di mangiare.
Di dormire, ma tanto dormo male.
Sto incantata. In trance. Alzo le spalle. Alzo le mani.
Possibile che basti così poco a riportarmi...a quello che ero?
Al niente. Il niente per anni.
Il niente prima o poi ritorna, senza un motivo apparente.
Ci riprova, ti cancella dal corpo e dalla mente gli sforzi fatti e li rende privi di senso.
Ti leva la voglia di reagire. Di sognare ti leva la voglia. E se vivi di sogni?
Di fare tutto. Il niente ti leva i desideri, ti succhia tutto.
La fatica.
Perché non ce la faccio a reagire questa volta?
Dove è finito il senso del mio vivere?
Sento l'eco. Ma solo l'eco.
"Ce la posso fare ce la faccio ce la sto per fare" dice l'eco.
A fare che? Che?
Per chi? Per cosa? Per te? Chi sei tu?
Chi sono io? Vediamo...
Vertigine.
Se mi guardo dentro vedo niente.
Vedo vuoto.
Se mi guardo fuori vedo qualcosa.
Un pacco vuoto, vuoto come un cesso.
La sostanza...
Come l'immagine riflessa in uno specchio. Senza anima. Come se si fosse riempita fino a neutralizzarsi. Si è autodistrutta. Me la sono persa. Nemmeno soffro. Non sento nulla. Parole vuote di senso. Il silenzio dopo un'esplosione. Nero e silenzio, attendo di diventare polvere.

No
no non è vero!
Andrà tutto bene, vedrai.
E' solo un momento.
Domani piangerai, riderai.
Sei solo giovane, a questo mondo, di questo periodo.
E' normale il nulla, lo sentono tutti il nulla.
Ognuno reagisce come può.
Andrà tutto bene, vieni qui. Consolati. Non è tutto finto, è poco ma non è perso, non disperare.
Guarda...guarda quanti bei ricordi.
Gaurda quanti anni hai davanti, quante strade.
Qualcuno ha bisogno di te. Qualcuno conta su di te.
Lo so che la vita pesa.
Non fare così, è solo una brutta botta, adesso si sistema tutto, piano piano.
Un bernoccolo, niente di più.
Alzati e cammina! Alzati da quel letto! Chi dorme non piglia pesci!
Cavati da quel fosso e ricomincia da dove ti eri fermata.

Una parola. In fondo sto comoda. Stesa. Perché crearsi un problema.
Non c'è bisogno di me. Nessuno ha bisogno di me. Non faccio nulla di indispensabile nella mia vita, anzi. Forse è anche meglio...un po' fuori dalle palle...
Perché spostarsi? Guarda, divento invisibile. Guarda come sono brava. Posso scomparire, puff, smetto di respirare. Non se ne accorge nessuno. Che senso ha tutto questo muovere il cervello?
che giorno è? che mese che anno...che differenza fa? Polvere siamo, polvere torneremo. Che vuoi che ci sia di grande.


Piantala adesso mi fai incazzare.
Guarda come sono bella incazzata!
Si possono fare un sacco di cose da incazzati.
Sei patetica, come cosa c'è di grande?
Ma dai che lo vedi ancora l'orizzonte. Alza lo sguardo, è ancora là.
Non smettere di credere. Lo so che lo vedi ancora.
Chi vuoi prendere in giro?
I sogni scorrono nel tuo sangue ogni minuto, non la pianteranno mai fino alla fine,
fosse domani o tra cent'anni.
Stai perdendo tempo, è un sacco che perdi tempo.
Far andare le gambine! Hai voluto la bicicletta?
Puoi mica aspettare che si pedali da sola.
Hai già aspettato troppo.
Riprendi, piano piano, rialzati.
Aspetta la tua nave e salta a bordo, occhi aperti, fissi all'orizzonte.
Non perderlo di vista un secondo ancora, non rischiare che svanisca.
La nebbia è tua nemica.
Qualche volta ti ritrovi in mezzo alla nebbia, allora getti l'ancora.
Getti l'ancora ed aspetti.
Non devi disperare però, la nebbia non dura in eterno.
Prima o poi torna il sereno e l'orizzonte si mostra
una spugna di sole, un trionfo di stelle!
Hai coperte di poesia ammuffite
in un baule nella stiva.
Ricordi? Ripescale.
Fuori dalla naftalina, ad asciugare sul ponte
come quando sventolavano in quell'agosto umido.
Bagnato di vapore, caldo e verde
un giardino tropicale.
La luna è ancora lì...guarda
è muta e ti osserva
una mamma indulgente.
Che espressione...come me la chiami?
Speranza da regalare.
...ma guarda che buffa...
ti è rimasto del prosciutto lì....parecchio prosciutto...no no, più in alto...lì..eeecco!
Va un po' meglio o no?
eh ridi didi
uff che fatica
sai, la sensazione che si prova quando un bebè
che piangeva a squarciagola da ore si fema
ti guarda sghignazza sdentato e ti dice... vai a dormire, coglione.

Anestesie musicali e polpette.

"Ttej ttej e cchi ene qué mo'?? Ma mo' pur Gaber? Ma 'nn'avasctev De André e chill'atr?Madonnamì a GGì, ma com ding a fa 'nghi chissì? I l'accidess quand'arcacc sse cos...Ma 'nnì sì ch'i er na citilucc quann iev girenn cusctù?!! ma uà che mi ding arsendì..."

Ah, casa dolce casa.
Menomale che esiste la musica, e non solo.
In fondo sbattere la testa contro il muro per cosa?
E vuota la mia testa.
C'è la segatura.
Se la scuoti senti il rumore!
senti senti...
zizì..zizì..zizì..zizì...
più che segatura pangrattato.
O parmigiano.
Oh parmigiano...portami via...
MMMMM.
Buono. Ci sarà un po' di parmigiano?
C'è.
C'è pure il macinato!
Adesso faccio le polpette.
Polpettinepolpettose. MMMMorbide...
Dai dai.
UUUUUUUU...le uova fresche!
C'è la busta della signora.
Sì però...una pulitina poteva anche dargliela...
...Proprio fresche fresche eh...
che schifetto...pennuti...
Adessssso mi faccio pure lo zabaione col caffè. Tanto è presto.
Rumore di nonna, sapore d'infanzia...
Ma quanto urlano questi due.
Tanto ormai ci ho rinunciato...
Ieri volevo...che ne so...meditare...
tsk..strilli e strepiti.
E' brutto quando non puoi andare a cercarti il silenzio da qualche parte.
mmmmmhh, uffa che ansia...
poi ci credo che mi girano.
Ma adesso alzo il volume...
schiumaaaaaaaaa soffice morbida bianca lieve lieve sembra panna sembra neveeeeeee
la schiuma è una cosa buona
come la mamma
quando non sclera, ovvio...
Pppppppppppphon.
nooooo gli squallor no!
Stop Avanti avanti..ecco ecco
play

"When i was a little bitty baby
my mama would rock me in my cradle
in them old cottonfields back home..."

Che vuole ora?

"...now when them cotton balls get rotten
you can't pick very much cotton
In them old cottonfields back home
It was down in Louisiana
just about a mile from Texarkana
In them old cottonfields back home."

Grazie per l'informazione. Lo so che è un cazzone, ma non è perché ascolta musica country, datti pace. Ma sì in fondo... ce l'avrò nei geni? Però Johnny...ti smuove dentro...hai visto il film?

E' una storia romantica...
mi piacciono le storie romantiche.
No, quello è melenso, ho detto romantico.
Che poi nemmeno è giusta come definizione, a voler fare i picciosi il termine romantico...
vabè vai.Cià.
Bisogna stare attenti alla gente romantica...romantici ed idealisti, nell'accezione terraterra...
bisogna starci sempre tutti molto attenti.

Che ore sono?
Le polpette si bruciano.

Ah eccoli tutti e due...che carini...eh gente d'altri tempi.
Tiratemi fuori da quiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!

martedì 5 febbraio 2008

Colombe in gabbia gabbie in vetrina

Mi sento chiusa dentro una bolla che mi tiene isolata e deforma la realtà. Il riso diventa scherno, la solitudine isolamento, il rispetto indifferenza. Non mi fido dei miei stessi pensieri, mi sento chiusa dentro di me mi sento sola. Mi sento il vuoto addosso, da tutte le parti, mi vedo piatta, ferma, morta. Non ho mai avuto così paura di impazzire. Tanto io sono quella forte. Certo. Continuate a pensarla così, continuate a non avere rispetto della mia sensibilità perché tanto io non ne ho una, sono la donna di cemento, non piango mai. Usate pure le parole che vi pare per dirmi le cose che volete, tanto non piango, non mi fanno nessun effetto. Siate indifferenti, cosa vi frega a tutti quati di sapere che cosa provo io, se ho delle emozioni oppure no, sono sbagliata e basta. Sempre occhi asciutti, risposta pronta, tanto chiasso da fare. Chi se ne sbatte del nero e del silenzio? Niente di cui preoccuparsi, partite pure che vengo a piedi. Sono brava a fare il cagnolino fedele, l'insensibile, la buffona, la roccia, la confusa, la spavalda, quella non ti preoccupare per me che se ti preoccupi mi emoziono e non so come risponderti, quella che è vero ho sbagliato scusa, quella che non serve piangersi addosso serve reagire, quella che nonostante tutto andiamo avanti a testa bassa. Quella tutto fumo e niente arrosto, tanto giocate tutti con il fumo, non ve ne frega niente di cercare l'arrosto a meno che non vi venga servito su un piatto d'argento. Per quanti è importante capire come sono fatte le persone dentro, quanti hanno voglia di stare a sentire il prossimo e di parlare di sé? Di aprirsi a una comunicazione fine a sé stessa, per il gusto di non dimenticare che siamo persone e non macchine, non automi, non animali. Possibile che interessi solo a me controllare ogni tanto se la gente sogna, sa la gente è felice, se la gente ama? Possibile che non freghi a nessuno di sapere se io sono viva dentro oppure no? Così mi ammazzo. Mi sento sola, divento cattiva, minaccio l'aria. Ho fatto retromarcia, ci avevo messo tanto tempo per trovare la gioia di aprire delle porte e niente da fare! Tutti chiusi dentro di noi che pare un sacrilegio se qualcuno tenta una via diversa. Io sono maledettamente proiettata dentro me stessa e ci soffro tanto e ci combatto ma con le MIE ARMI. Non posso pensare come qualcun altro, non ho la testa di qualcun altro, mi finisce a crisi isteriche se lo faccio! Perché devo sentirmi screditata a tal punto da voler ricalcare gli atteggiamenti di altre persone? Perché devo faticare così tanto ed essere aggressiva come un cane da guardia per preservare il mio carattere? Farò poi così schifo? Chi può dirlo! Nessuno, non frega a nessuno di conoscere gli altri, non frega nemmano a me. Tanto si finisce sempre con l'essere allontanati, non illudiamoci di poter appartenere a nulla, nessuno appartiene a nulla. Indifferenza, solitudine. L'affetto è per pochi eletti. Sono piccola. Voglio sbattere i piedi per terra, ho tre anni e voglio essere svegliata, nutrita, vestita, trasportata. Mi sento incapace di fare tutto, ho paura, non ho voglia di muovere un passo.Vogliamo solo che la gente diventi come noi e nel frattempo siamo gelosi dei nostri pescorsi. Facciamo tira e molla con il cuore degli altri. Non voglio lasciare nessuno io. Vorrei che la gente si sentisse amata, perché si sente invasa?Perché scappiamo di fronte all'affetto? Che cosa nascondiamo tutti, che cosa non vogliamo che gli altri vedano, cosa non si deve mostrare e perché? Non capisco. A volte mi sento come se tutti parlassero una lingua che non conosco, mi sento emarginata. Al massimo qualcuno riesce ad interessarsi a me come ad un caso limite, un soggetto qualunque o un fenomeno da baraccone. Sto gonfiando una palla di schifezze che esistono solo dentro la mia testa, potrebbe scoppiare ed invadermi tutta, sarebbe un disastro. Ho paura. Quando passa la paura resta la malinconia. Ce la farò a tornare a pensare come prima? Facciamo che la speranza è sempre l'ultima a morire, che almeno è un passo avanti. Se non mi aiuto io...

lunedì 4 febbraio 2008

BandaBardò - Un uomo in mare

Dopo giorni di tempesta il mare piatto si girò
in un blu costaricano mentre il sole si trovò
col cuore in mano
E fu per libero arbitrio e una certa sobrietà
saltò fuori dalla nave in fuga dalla civiltà
UN UOMO IN MARE
UN UOMO IN MARE
Verso la sua libertà
Figlio dell'immensità
UN UOMO IN MARE
Nuota con caparbietà
E la nave se ne va già..

A Nettuno son graditi sacrifici e naufraghi
ma quel giorno fu tradito da commossi brividi
PER L'UOMO IN MARE
UN UOMO IN MARE
Verso la sua libertà
Figlio dell'immensità
UN UOMO IN MARE
Luci e fanfare
Nuota con caparbietà
e la nave se ne va già
Fuochi e clamore e coriandoli!
Fuochi e clamore e coriandoli!
LA LALLALLA'TRALLALLA'vado dove porterà
la mia forza e la voglia di vivere
LA LALLALLA'TRALLALLA'ma ho qualcosa che non va se mi fermo a pensare..cos'è la libertà?

sabato 2 febbraio 2008

Una notte di sogni strani.

Mi porgono una cartolina. Una fotografia, gente che gioca dentro una fontana della mia città. Una festa tradizionale, ma non la conoscevo. Me la rigiro tra le mani... posto per il francobollo, per l'indirizzo...




Sono in una città che non esiste, in una casa che non conosco. La casa è un pò vecchia, un pò trasandata. Una casa in cui vive una famiglia, tutto sommato. Fuori non fa freddo, deve essere estate, è sera. L'atmosfera ricorda qualcosa della mia infanzia, qualcosa che ha a che fare con Pescara. Penso all'umidità e mi tocco i capelli, sono corti come li portavo un anno fa. C'è un pò di muffa negli angoli. Guardo le piante: sono appassite, alcune foglie cadute sul pavimento.




Un'atmosfera ingiallita, rivedo lo studio di mio nonno, i suoi quadri, i disegni, i colori, righe, righelli,tele, trofei, cavalletti. Semibuio, mobili scuri. C'è il mio lettino con le sbarre, lo rivedo identico a com'era. Ricordo che il nonno lo aveva verniciato di bianco perché l'ottone si era rovinato. Pavimento di marmo degli anni sessanta, di quelli pezzati come si trovano ancora nelle scuole, quelli che non si vede mai lo sporco. Mi avvicino ai pennelli e li guardo, c'è il pennellone della schiuma da barba.
Poi una scena che quando ero bambina si ripeteva tutte le mattine che passavo giù a Pescara dai nonni. La guardo dall'esterno, mi vedo bimba di cinque anni con i boccoli lunghi, i vestiti smessi di mia sorella e le ciabattine di plastica. La nonna Iole in cucina sbatte lo zabaione. Io mi metto davanti alla porta del bagno, semiaperta. Guardo il nonno Enzo radersi. Con la faccia insaponata sembra Babbo Natale. Finge di non vedermi e ridacchia sotto la schiuma da barba. Io aspetto. All'improvviso si volta, spalanca la porta e mi spennella il naso di bianco, sento l'odore della schiuma. Mi guarda, sorride e dice -Ciao kikinina!!-. Rido e scappo.





Di nuovo nella casa di prima, davanti alle piante. Le aggiro e dietro c' è un muro, ci sono delle scritte ad acquerello che ricordano quelle che ho sul muro della mia camera, ma sono più belle, accostamenti di colore molto piacevoli. Mi stupisco e penso che le ho fatte io.
Arriva un ragazzo che conosco, nel sogno abbiamo poca confidenza, ho la sensazione di frequentarlo da poco. Mi batte sulla spalla e dice che è ora di andare, parla a bassa voce. Ci spostiamo nella sua camera da letto, l'atmosfera è la stessa della casa. Ci sono altri due ragazzi che conosco. Dobbiamo uscire passando per la finestra, siamo al piano terra. Loro raccolgono delle cose, le mettono in grossi zaini. Nel sogno è una situazione consueta, lo abbiamo già fatto altre volte. Non facciamo rumore, parliamo a bassa voce. Saltiamo fuori. Si fermano e mi guardano. Qualcuno deve tornare dentro, prendere le chiavi sulla cassettiera e spegnere la luce. Io non ho zaini, non ho nulla con me.Mi arrampico di nuovo sul davanzale e piombo sul pavimento, da fuori mi fanno cenno di non fare rumore. Mi prende il panico, sento una voce provenire da un'altra stanza, mi precipito alla cassettiera e ci sono tante chiavi, ne sollevo un mazzo e lo mostro a quelli fuori, dicono di no, lo butto giù ne sollevo un altro, allora annuiscono, qualcuno arriva percorrendo il corridoio, corro verso la finestra terrorizzata senza spegnere la luce. Salto fuori. Mi guardano sconcertati. Vediamo la mamma del ragazzo entrare nella stanza. Lo chiama con una voce strana, lui si raggomitola a terra, in strada. Io la guardo da fuori la finestra con il cuore in gola. Dai gesti riconosco un disturbo psichico grave. Non ho idea di cosa fare, lui chuso a riccio sul selciato. Trema e singhiozza forte. Guardo dentro, lei ha accostato la porta e sta guardando i poster che ci sono attaccati dietro, imbambolata. All'improvviso si mette ad urlare in modo straziante. Lui singhiozza. Uno dei due amici lo afferra per le spalle, lo scuote e lo rimette in piedi di peso, ha gli occhi orribilmente gonfi. L'altro ragazzo accosta le imposte. Ci avviamo per strada, ora lui è tranquillo, mi prende per mano. Io guardo a terra e penso soltanto "che cosà dirà la gente? che cosa dirà la gente? che cosa dirà la gente?"




Sono davanti la fontana della cartolina, splendidamente illuminata, c'è una fiera. Sono con mia sorella e mio padre. All'improvviso al posto della fontana c'è una strana giostra, un grosso disco di legno scuro che gira, con delle poltroncine ed uno spazio per camminare. Saliamo tutti e tre mentre la giostra si muove. Lo trovo molto strano. Guardo per terra e mi rendo conto che ci sono delle venature d'acciaio. Penso che mia sorella potrebbe scivolare. Piove, è tutto bagnato. Mi accorgo che la giostra ruota ormai per aria, la vedo da sotto, sembra un disco volante che gira su se stesso in un punto, a qualcosa come otto metri da terra. Di nuovo sopra,non ci sono ringhiere né protezioni. Ho paura che mia sorella scivoli di sotto. Mi volto e la prendo per i polsi. Mio padre grida nel panico -Questi sono pazzi! Questi sono pazzi!-. Mi guardo intorno, la gente grida e ride e si diverte, ci sono dei padri con dei bambini. Penso che non ci sono protezioni, penso che sono tutti pazzi, che i bambini potrebbero cadere di sotto, sono terrorizzata dall'idea di perdere l'equilibrio, stringo forte i polsi di mia sorella. Sono tutti impazziti!






Sono in un bagno, mezza nuda. La porta è tutta scassata. Mia madre bussa insistentemente. Io devo nascondere un tatuaggio. Le dico di aspettare, non trovo nulla per coprirmi. Lei apre la porta,io cerco di tenerla chiusa. Lei spinge da un lato io dall'altro.