"Dato che Aspasia, invece, intendeva benissimo, fu lei a chiedere spiegazioni al dottor Maspero: "E cosa sarebbe questa isteria di cui io e tutte le giovani figlie del secolo saremmo afflitte, dottore?". Maspero, sconcertato dal fatto che la fanciulla chiedesse spiegazioni scientifiche della propria malattia, si voltò verso la contessa Morosini.
"L'amiamo tutti come una figlia, Giuseppe," gli disse la contessa con familiarità, "anche se non lo è. Non abbiamo patria potestà su di lei. Aspasia, per di più, è una ragazza istruita. Per quanto possa sembrare strano, grazie alla principessa di Belgiojoso ha ricevuto, sebbene in maniera irregolare, un genere di istruzione che di solito si riserva ai maschi. Conosce la filosofia e la scienza, oltre alla musica e alle altre arti gentili. Se vuole sapere, e se il darle spiegazioni non ti imbarazza, lascia che sappia."
Indispettito, Maspero si picchiettava la montatura d'osso del monocolo sul ginocchio.
" I tempi sono cambiati, caro Giuseppe. Non è più come quando mi accompagnavi alla Scala a sentire Rossini, prima che il conte Morosini mi chedesse in sposa," aggiunse poi l'anziana contessa infilando tra le sue parole una punta di garbata civetteria.
"Vedete, signorina," esordì allora il dottor Maspero camminando su e giù per la stanza, come se stesse tenendo una lezione nell'aula ad anfiteatro dell'università, "l'isteria è un male proprio della natura femminile. Fin dall'antichità, certi stati convulsivi che s'impossessavano delle giovinette furono ricondotti alla particolare fisiologia della donna. In essa l'organo riproduttivo, che la terminologia scientifica della quale ci avvaliamo definisce "utero", predisposto da madre natura a ricevere il maschio e ad albergarne il seme da cui germoglierà il nascituro, ebbene, quest'organo vive di vita propria rispetto al resto dell'organismo. Già Aristotele riconobbe che l'utero agisce, con licenza parlando, come una sorta di piccolo animale rintanato nel corpo della donna. Quando una giovinetta raggiunge l'età da marito, l'animaletto viene scosso da spasmi e contrazioni frequenti. Se volessimo insistere nella metafora, si potrebbe dire che gli viene fame."
A quel punto Maspero smise di girovagare per la stanza e si fermò davanti ad Aspasia. Adottò un tono di voce più mite, come se volesse evitare alla paziente un ulteriore turbamento. "Voi, però, non dovete farvene una colpa. Durante la crisi, la donna è attraversata da forze oscure che la travolgono e, al tempo stesso, la giustificano. Si tratta di una forza che sommerge la sua volontà e della quale la sua persona spirituale è completamente incolpevole. Il corpo agisce come forza del tutto esteriore alla sua responsabilità morale."
Aspasia tentennava vistosamente il capo. Il dottor Maspero non potè fare a meno di rintracciare in quel rictus il segno inequivocabile di una nuova e imminente convulsione isterica. allora ammorbidì ulteriormente il tono della sua voce, e ammiccando bonario verso la contessa disse: " Tranquillizzatevi, signorina, vedrete che tutto si sistemerà presto. A quanto mi dicono, la vostra fame sarà presto saziata da giuste nozze. Anzi, colgo l'occasione per rivolgervi i miei migliori auguri".
Finalmente Aspasia sorrise. " Vi ringrazio, dottore, ma non mi stavo inquietando. Pensavo soltanto a quel che una volta mi disse la principessa di Belgiojoso." " E, di grazia, che cosa vi disse la nostra affascinante principessa?" s'informò Il dottore con sincera curiosità.
"Mi disse che io sono il mio corpo," rispose Aspasia alzandosi e congedandosi con un inchino."
Antonio Scurati, Una storia romantica, Mondolibri, Milano 2008.
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