venerdì 4 gennaio 2008

Confusioni colorate... voglia di crisi adolescenziali? Servitevi pure, offre la casa.

Avete presente quando, da piccoli, dopo aver lavorato con le tempere si provava a mescolare tutti i colori possibili insieme? A me veniva fuori sempre una specie di viola-marrone.
E' un po' quello che sta succedendo adesso nella mia testa. Diciamo pure che è il mio modo di ragionare. Sono frettolosa e pigra, poco metodica, vorrei i risultati senza l'impegno ma quando riesco a mettercelo non sento nessuno sforzo...solo che non mi viene proprio di impegnarmi, a volte.
Sono un po' il tipo da glorie usa e getta. Ad ogni minimo traguardo raggiunto mi cullo sugli allori e mando tutto a farsi benedire. Mi butto a capofitto dentro le esperienze, agisco d'impulso, pretendo di pensare a 100 cose nello stesso momento. Mi sovraccarico e non concludo nulla. Mi sforzo in tutte le maniere di risolvere questo caos ma non ci sono ancora riuscita e finisco sempre per crollare di nuovo e piombare nella confusione. Non riesco a centrarmi, sono completamente spostata e mi sale una rabbia veramente bestiale, veramente triste.
Mi prende un'inquietudine profonda, non riesco a comprendere me stessa e quello che provo, mi sento disorientata. Sensazioni bruttissime, il disagio che mi blocca tutto ogni volta che non mi sento all'altezza, mi sento immatura, mi sento piccola ed inesperta se confronto gli anni che ho vissuto con vite ben più lunghe e piene. Spesso vivo quasi come una colpa il fatto di essere nata solo 17 anni fa, sento sempre di non aver fatto abbastanza. A volte mi sento perfettamente inutile, tagliata fuori, inadeguata in ogni situazione. Sento di non meritare la considerazione delle persone che stimo e mi abbandono a reazioni disperate e patetiche. Quando sbaglio il mio primo istinto è quello di sotterrarmi, di chiudermi in un bozzolo e dormire, frantumarmi il cervello per non sentire niente.
Avete presente troppo strana per i normali e troppo normale per gli strani... Troppo grande per i piccoli e troppo piccola per i grandi. Insomma io non trovo il mio posto al mondo. E non esisterà finché non mi deciderò a farmi il benedetto mazzo e cambiare degli atteggiamenti che sono radicati molto in profondità dentro di me, da anni magari.
Mi rendo conto che è abbastanza stupido, abbastanza scontato. Normale, forse.
La cosa brutta è che queste sensazioni mi piovono addosso tutte insieme, quando sento questa roba qui è una roba sola. Non sono tante emozioni distinte ma una sola, una specie di carico da novanta. E' una cosa che forse nemmeno ha un nome, una situazione...di merda, ecco. E' un sunto di tutti i modi di sentirsi un pesce fuor d'acqua. E' come se qualcosa tentasse in tutti i modi di farmi diventare un'ameba. Mi passa la voglia di fare tutto.

Per fortuna generalmente sono ottimista e riesco a perdonarmi, o almeno maschero l'insicurezza sperando con tutto il cuore che qualcuno la smascheri e mi capisca. Mi perdoni per la miseria, assolvetemi cazzo! Ma in fin dei conti nemmeno io capisco gli altri malgrado tutti gli sforzi. Viviamo tutti nella nostra testa, nessuno capisce un accidente del mondo come lo vedono gli altri, sembra impossibile. Per fortuna ancora credo. Credo nell'uomo, nella sua anima, in quella magia che fa succedere cose straordinarie, comunicazione vera che avviene solo nella mia fantasia ma mi carica di speranze. Non voglio pensare che siano illusioni. E' qualcosa di bellissimo che mi da sempre un pò di forza per reagire, mi fa pensare che le cose vadano prese sui denti prima o poi, vadano affrontate ed è una bella sensazione. Mi fa dire che ce la posso fare, mi fa compiere degli sforzi e mi aiuta a ritrovare la fiducia in me stessa. Mi voglio bene, non posso tradirmi. Mi fido di me, altrimenti non potrei fidarmi di nessuno. A volte riesco a piantare tutto in un universo così positivo, vasto ed astratto da poter sistemare anche l'atroce. Ammesso che io l'abbia mai sperimentato. Sento di avere ancora tanto da soffrire e da affrontare, ma sono certa che andrà tutto bene. Tutto è nel saper guardare al bene, nel voler combattere per quello che si ritiene positivo senza temere l'avanzata di quello che non lo è. Non vuol dire ignorare il peggio, ma contrattaccare. Basta trovare quel pezzettino di fazzoletto ancora pulito, afferrarlo finché si è in tempo e tirare, appendersi a quello per tentare di rigirare la situazione anche quando sembra impensabile. Ma non è poi tanto facile da spiegare, non serve spiegarlo. Serve cercarlo, ognuno nel suo mondo.

Posso dire dunque di possedere anch'io un mio equilibrio, storto e precario forse, ma che ancora si regge. Mi è capitato di leggere la miniguida di un omino del web sui blog, e diceva che il blog-diario è un tipo di attivita che, tendenzialmente, si fa più per sé stessi che per gli altri. Aveva ragione! Ma il fatto che possa essere letto da tutti mi torna molto utile e lo rende diverso da un semplice diario. Quello che conta quando scrivo un diario è sfogarmi, parlo a me stessa in una lingua che comprendo solo io, poco trasmissiva. Raccontarsi ad un qualsiasi interlocutore, vero o presunto, è ben diverso. E' un esercizio di comunicazione.

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