Ogni tanto qualcuno si ricorda di mostrarmi un lato della primavera che tendo a dimenticare.
A primavera l’orrore della vita continua
nell’anestesia fiorita dei nostri sensi.
Nei giorni di sole la morte sembra più lontana, mentre si avvicina come in ogni altro giorno
di questa vita.
Camminiamo con la testa bassa e lei ci viene incontro. Guardiamo le crepe del sentiero e ci tappiamo le orecchie al suono dei suoi passi, dimentichi del fatto che non è l’unico rumore capace di rapirci.
Basta alzare gli occhi ed avere il coraggio di piantarli dritti in quelli di lei.
E’ bella della stessa bellezza dei tramonti di questa terra.
La nostra repulsione la rende furiosa, nella nostra sana considerazione, invece, sorride.
Cara presenza! che cammini al ritmo del mio stesso passo
e sembri beffarti della nostra paura,
grande e saggia avvolta nello stesso mistero
che protegge i fiori ancora da sbocciare.
Ci vediamo nel punto dove c’è la porta specchio.
Starò attenta a non ingannarmi, potrebbe sembrare una prosecuzione del sentiero.
Starò attenta a non ingannarmi, stai attenta anche tu
Se sapremo arrestarci anche solo un attimo
per guardarci finalmente, guardarci da vicino con gli occhi negli occhi ed il respiro nel respiro
non sarà una pietosa collisione, non sarà dolore,
sarà un abbraccio.
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