mercoledì 20 agosto 2008

Un tormentone di qualche anno fa sfiora il mio mondo interiore e il potere della canzone in genere mi trascina inunturbinediscintillantipippementali.

Non posso fare a meno della musica, o meglio, della canzone, perché più di altre forme d'arte (ovviamente è solo un'opinione, un modo di percepire) ha il potere di toccare l'anima nell'immediato, a ripetizione, in qualunque momento, a fondo. Ha il potere di cambiare, disegnare, rifinire le generazioni. E' poesia, un po' più... maschia. (che poi cosa è maschio? saranno preconcetti? strutture imposte, innaturali? Come quando parlavo con Marco del bianco e del nero. Ci sono parti del mondo in cui il nero è purezza e nobiltà, il bianco è lutto.) Quando si legge una poesia la musica che l'accompagna è soggettiva, personale, naturale, irripetibile. Ci sono grandi poeti che possiedono un talento musicale tale da limitare questo effetto, mettendo più o meno tutti sotto lo stesso ombrello. Come fa la poesia accompagnata dalla musica (e viceversa?). Certo in questo la canzone lascia un margine molto più limitato alla soggettività. Anzi, non è certo, per niente. Mi sembra di stare a fare un discorso molto limitato. Ma in fondo tutti i discorsi sono limitati. Ecco perché ho difficolta a prendere delle posizioni. Sì non ci si puo' esimere, lo faccio, lo faccio anch'io solo che quando lo faccio me ne pento con puntualità svizzera. Ho difficoltà anche a scegliere il colore dei calzini. E dei collant. Non sono mai pienamente soddisfatta dei calzini. Rompono sempre qualche equilibrio. Eppure sono importanti i calzini. Immagina una vita senza calzini, con questo clima. No no. Non si vive senza. Certo uno che abita all'equatore potrebbe non pensarla così. Allora il mio motto di oggi (di oggi perché i diciottenni sono mutevoli di principi) : qui lo dico e qui lo nego. Certo (o forse no) che ce ne sono altre di frasi fatte adatte allo scopo. Solo che mi viene in mente questa. Forse dovrei dare anche alle altre l'attenzione che meritano. Sarebbe qualcosa come... democratico. Qualcuno dirà che non è il termine giusto. Certo (o forse no) che a prendere in considerazione tutti i punti di vista si diventa scemi. Uno sguardo globale non è equilibrato. Non è nemmeno democratico. E' più anarchico che democratico. In ambo i casi imperfetto. Ecco: questo è un discorso stupido. Ecco: mi sto giudicando di nuovo. Ma non mi pesa, mi diverto. Solo che poi mi servono due ore solo per scegliere il colore dei calzini. Per venire a capo di una decisione importante mi servono dodici vite. Fortuna che alla fine le cose si scelgono da sole. Forse si scelgono da sole dal principio. Dicono che è l'ascendente bilancia a fare questi scherzi. Dicono anche che è l'ascendente più frequente nella categoria dei serial killer. E forse forse forse comincio a capire perché. IHIHIHIH.

Certo che se non faccio la seria stamane non riesco a dire quello che dovevo dire a bomba. Dovevo dire che questa canzone, il cui testo segue codesto sproloquio, è stata pubblicata nel duemilauno e...
aspetta aspetta! nel duemilauno avevo undici anni...

Ho ritrovato un diario di quei tempi. Quando l'ho letto mi stavo letteralmente (e finemente) pisciando dalle risate. Adesso mi sono un po' assuefatta. Comincio a prenderlo anche abbastanza sul serio. Adoro la bambina che ero. La vedo come una persona staccata da me e presente con me, è un fantasmino che mi gira intorno di continuo. La mia amichetta immaginaria è me bambina. Mi fido di lei. Appendo le sue foto, non le mie, leggo i suoi diari. E' schietta e materialista come solo i bambini. E' logorroica, molto solare, di una lentezza esasperante (certificata per cinque anni di fila sul giudizio complessivo retro pagella). Cade in continuazione. E' distratta, si imbambola (se ci sono parenti all'ascolto possono confermare...). All'asilo ha fatto un saggio di ginnastica, c'era da ricordare una sequenza di movimenti che terminava con quattro passi sul posto sul pezzo di nastro isolante predisposto, poi fronte dest e avanti marsch dal cortile al salone. Solo che quattro passi sono troppi per rimanere concentrata su quello che segue, non è vero? Quindi è rimasta a camminare sul posto, da sola, con gli altri bimbi che le passavano d'avanti e di dietro per andare nel salone senza che lei ci facesse caso. Fissava il pavimento rosa e bianco del cortile, incastrato come un puzzle. Una bella pavimentazione.
Non sentiva nulla. Né gli applausi, né il vuoto di bimbi intorno, né le persone che ridacchiando le dicevano di andare. Niente, non si è smossa finché non è arrivata la suora a scuoterla. Allora è schizzata nel salone, imbarazzata.
Una volta chissà perché ha preso la rincorsa è si è lanciata di fronte contro il davanzale della finestra. Un bernoccolo del demonio. Qualche rotella in meno. E questo spiega molte cose, direbbe qualcuno.
E una volta si è scorticata un ginocchio sulla passerella al mare, solo perché la passerella era bianca. Lei l'ha guardata, appena ripulita e sfavillante al sole d'agosto, bianca come la neve. Ha pensato (e non se lo scorderà mai mai mai) "se mi chiedono il mio colore preferito rispondo bianco, se mi chiedono perché rispondo che è il colore delle spose" e nell'entusiasmo di quel pensiero si è lanciata in corsa sulla passerella senza curarsi di correre mettendo un piede davanti all'altro ed è caduta. E la ferita faceva male perché era piena di sabbia, e ancora più male perché aveva spezzato un momento bello. E a diciotto anni riuscirà ancora a intravedere quella cicatrice quasi scomparsa, sul ginocchio, tra le altre. E' bandirà i colori (eccetto il viola, il rosso il grigio e il blu) e il bianco in particolare dalla sua vita per quasi quattro anni. Poi lo riscoprirà pensando che è importante. Perché le spose sono bianche, le bandiere bianche sono bianche, le vergini sono bianche, le nuvole sono bianche, il cemento delle passerelle al mare, le vele, la ricotta, la mozzarella, il latte, il lenzuolo dei fantasmi, la cornice delle iridi, quel vestito, la neve, il polline dei fiori, la luce, checché ne dicano, con tutto il dovuto rispetto e l'ammirazione per delle culture meravigliose, dall'altra parte del mondo, capito Musetto? =P

Insomma tagliando che ho sonno
quel diario... sono poche pagine, credo che le trascriverò, in un momento migliore, senza sette ore di traghetto sotto gli occhi.

La canzone è del 2001 e dei Noir Désir, Le vent nous portera, l'ho riscoperta poco tempo fa, ed è quanto di più vicino al mondo della mia testa possa esistere, musica e testo. Ogni passaggio, ogni immagine coglie nel segno con un'esattezza che mi fa paura. In realtà si può e si deve leggere in molti altri modi, è importantissimo. Fa riferimento a quasi tutte le cose più grandi che l'umanità conosce e vive.
La musica, molti la ricorderanno. Il testo eccolo, traduzione e originale.


Non ho paura del cammino
Bisognerà vedere, bisogna assaporare
La parte più profonda e oscura di noi stessi
E tutto andrà bene là,
Il vento ci guiderà
Il tuo messaggio all'orsa maggiore
E la traiettoria del viaggio
Un'istantanea di velluto va
Anche se non serve a niente
Il vento la porterà con sè
Tutto sparirà ma
Il vento ci guiderà
La carezza e la mitragliata
E questa piaga che ci perseguita
Il palazzo degli altri giorni
Di ieri e di domani
Il vento li porterà con sè
Genetica e bandoliera
Dei cromosomi nell'atmosfera
Dei taxi per le galassie
E il mio tappeto volante, allora?
Il vento lo porterà con sè
Tutto sparirà
il vento ci guiderà
Questo profumo dei nostri anni morti
Ciò che può bussare alla tua porta
Infinità di destini
Se ne perde uno e poi cosa ne rimane?
Il vento lo porterà con sè
Mentre la marea sale
e ognuno rifà i propri conti
Io mi sposto nel cuore della mia ombra
Polveri di te
Il vento le porterà con sè
tutto sparirà
il vento ci guiderà


Je n'ai pas peur de la route
Faudrait voir, faut qu'on y goûte
Des méandres au creux des reins
Et tout ira bien là
Le vent nous portera
Ton message à la Grande Ourse
Et la trajectoire de la course
Un instantané de velours
Même s'il ne sert à rien va
Le vent l'emportera
Tout disparaîtra mais
Le vent nous portera
La caresse et la mitraille
Et cette plaie qui nous tiraille
Le palais des autres jours
D'hier et demain
Le vent les portera
Génetique en bandouillère
Des chromosomes dans l'atmosphère
Des taxis pour les galaxies
Et mon tapis volant dis ?
Le vent l'emportera
Tout disparaîtra mais
Le vent nous portera
Ce parfum de nos années mortes
Ce qui peut frapper à ta porte
Infinité de destins
On en pose un et qu'est-ce qu'on en retient?
Le vent l'emportera
Pendant que la marée monte
Et que chacun refait ses comptes
J'emmène au creux de mon ombre
Des poussières de toi
Le vent les portera
Tout disparaîtra mais
Le vent nous portera

domenica 17 agosto 2008

La fiola dal paisan

L'è la fiola dal paisan
l'è la fiola dal paisan
tutti dicon che l'è bela
l'è la fiola dal paisan
tutti dicon che l'è bela
Tanto bella come l'è
tanto bella come l'è
la s'è fatta rimirare
tanto bella come l'è
la s'è fatta rimirare
La s'è fatta rimirar
la s'è fatta rimirare
da tre soldati armati
la s'è fatta rimirare
da tre soldati armati
Il più bello di quei tre
il più bello di quei tre
lui se l'è portata via
il più bello di quei tre
lui se l'è portata via
L'ha purtà tanto lontan
l'ha purtà tanto lontan
'na prigion profonda e scura
l'ha purtà tanto lontan
'na prigion profonda e scura
O papà mio papà
o papà mio papà
cosa dicon di me in Francia
o papà mio papà
cosa dicon di me in Francia?
Tutti parlan mal di te
tutti parlan mal di te
e che sei figlia rubata
tutti parlan mal di te
e che sei figlia rubata!
Io non son figlia rubata
io non son figlia rubata
al mio amor son maritata
io non son figlia rubata
al mio amor son maritata.

Tradizionale- La piva dal carner