martedì 29 aprile 2008

Post da giardinaggio primaverile ( o "per non far crescere le erbacce in un blog")

“Capocchiù, tanto che è successo per di fatti veri che è scritto pari! Come che le mattine utte, da quaranta anni, mi ripiazzo fatto e verticale ai diciantordici delle luci ancora da venire per venire a le pietre di porto a caricar di pesci li bandoni e le sesécchiere.
Capocchiù tu devi mi prestar l’orecchide e mi credi poi didopo col cirvello, didopo che io t’ha srotolata da principio a morto questa, che di strana ce ne ha parecchia. Issoi pure preparato che per te lo promettere giuratissimo per vero, dirimpampetto alla madonnola, bellina dolce tutti i giorni mei e toi, Capocchiù.”

Lentezza e curvilinee continue di girotondi e volteggi
Il tempo che serviva, c’era
Il tempo di contare per nome ad una ad una le stelle
Il tempo di scordare
il tempo che passa
per tutto il tempo che resta

Sembravano di avorio e sembravano di piuma
Sembravano di vetro e sembravano di aria
Sembravano di fiamma di spirito santo
Sembravano di cenere di fuoco di paglia
Sembravano radici secche
quando se le porta a spasso il vento
e la pioggia rintocca a morto
e il fiume le seppellisce
sotto un corteo
di pietre
commosse come le pietre.
Lenti, senza ritmo, senza un ritmo da misurare al tempo di questo mondo.
Il tempo che andavano cavalcando ha un altro nome
È quello dell’anima che si muove.
Qualche volta, stando attenti, si intravede qualche anima in viaggio.
Ma bisogna avere cento occhi, come con le stelle cadenti.


“Che se poi il sole che sta là va più veloce io, lo sai adesso, adesso non te lo saprei ridire Capocchiù. Quelli non usavano li passi per l’andare, usavano l’andare per li passi. Oppure non andavano. Leeenti leenti leeenti lenti che quasi fermi! Che quasi fermi ma non proprio, cioè due scimuniti fermi, che tu ti giri a mirarli alle sette e qualcosa, e poi lasci correre perché altro non son che due scemi nel medio dello slargo col mercato tutto intorno, alle... bo, otto e qualcaccosa ti rivolti e li riguardi e li avevano macinati i metri di sampietrini, anche pochi, ma per due che stanno fermi guarda guarda, che è mica male! E mirargli i musi Capocchiù, avrebbissate dovuto mirargli i musi! Dei risi, ma dei risi…come due colombelli innamoraterrimi, dei risi sui musi ma laaaarchi Capocchiù laaarchi, tuttidenti. E leeeenti di passi, e laaarchi di risi, ci han passato il giorno sano per traversar lo slargo! Dalle prime luci da venire alle ultime luci da andarsene, potrebbe la mia golaccia arrocata te lo promettere per vero giuratissimo dirimpampetto ala madonnola bellina dolce tutti i giorni mei e toi.”

Qualche volta i vecchi pescatori
O i capitani, con la barba bianca
Sul ponte da soli
Con la notte e il mare tutto intorno
Solo notte e mare
Da tutti i lati
Qualche volta loro ci riescono ad intravederle.
Le anime in viaggio, dico.
Ma è perché hanno due occhi
Che abbracciano la vastità
Perché hanno due occhi
scoloriti a forza di bere acquessalessole
E perché l’unico tempo che esiste, dentro quegli occhi
è il tempo che ci vuole per il buio.

martedì 8 aprile 2008

Epitaffi

Qualche epitaffio da wikiquote, ce ne sono di geniali.





-Giace qui da qualche parte. (Werner Heisenberg)

-Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato. (Walter Chiari)

-Si prega l'angelo trombettiere di suonare forte: il defunto è duro di orecchie. (Georges Bernanos)
-Non curante, ma non indifferente. (Man Ray)

-Ho finito di instupidire (Paul Erdos)

-"Capo scout del mondo" e sotto il simbolo di pista "torno a casa", un cerchio con un punto al centro. (Robert Baden-Powell, Nyeri in Kenya)

-L'amore ci farà a pezzi. (Ian Curtis) (Immagine)
-Love will tear us apart.

-Un quarto d'ora prima di morire, era ancora in vita. Epitaffio attribuito a (Jacques de La Palice)
-Un quart d'heure avant sa mort, il était encore en vie.

-Non fu mai impallato. (Vittorio Gassman)

-Hodie mihi, cras tibi. ("Oggi a me, domani a te", tomba a Castellammare di Stabia)

-Sono morto tante volte, ma così mai. (Tomba di un attore etrusco)

-Ed ora che mia suocera qui giace, lei non lo so, ma io riposo in pace. (iscrizione funeraria a Tarquinia)